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Penalizzazioni Google: tutte le tipologie e come affrontarle

Pubblicato il 10 Dicembre 2021

Le penalizzazioni Google sono un assillo non soltanto per i SEO specialist, ma anche per i gestori di siti Web. Vediamo quali sono, cosa fare per evitarle e, nel caso, come fronteggiarle.

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Il sito Web è uno strumento indispensabile per attirare clienti e creare nuovi contatti, ma senza la collaborazione del motore di ricerca (cioè senza Google autentico colosso del settore), ogni tentativo di emergere nei risultati organici sarà vano.

Google ha negli anni implementato e migliorato i propri strumenti per scovare siti ingannevoli e fraudolenti, ovvero quelli che facevano ricorso alla Black Hat SEO. Big G, però, non si è limitato a togliere il ‘marcio’ dai propri archivi: nel corso del tempo ha cominciato a sanzionare anche pagine Web ‘oneste’, ma poco pertinenti per le query di ricerca, oppure non rispettose delle sue linee guida.

Ed è per tale motivo che le penalizzazioni Google colpiscono ogni anno milioni di siti Web. In questa guida analizziamo quelle più comuni e scopriamo come porre rimedio nel malaugurato caso il tuo sito ne sia stato colpito.

Che cos’è una penalità di Google?

Le penalizzazioni di Google sono state progettate per scoraggiare pratiche ingannevoli e manipolatorie nei confronti degli utenti. Tale premessa, però, non deve far pensare che ‘comportarsi onestamente’ sia sufficiente per mettersi al riparo dalla scure della penalizzazione: l’algoritmo di Google, dopo aver falciato i siti genericamente considerati Spam, ha notevolmente alzato l’asticella per i Webmaster!

Cominciamo col dire che Big G procede in due modi per penalizzare siti e pagine Web: con azioni manuali o con azioni derivanti dall’algoritmo. In ogni caso il risultato non cambia e il ranking subirà un contraccolpo negativo.

Come si pone rimedio a questa situazione? Vedremo più avanti che ogni singola penalità di Google richiede una specifica contromisura e molta pazienza: per recuperare la fiducia del motore di ricerca ci vuole il suo tempo.

Perché le sanzioni di Google sono dannose per il sito Web?

Se Google decide di penalizzare le pagine del tuo sito Web, queste ultime non saranno più visibili nei risultati organici della SERP. Il tuo pubblico di destinazione non le troverà più e le conseguenze sul traffico potrebbero essere disastrose.

Dall’analisi di alcuni casi, è stato messo in evidenza che le penalizzazioni Panda, per esempio, possono comportare un calo dell’80% del traffico organico, con perdite ingenti per qualunque attività del business collegata al sito aziendale.

Come capire se il sito è penalizzato da Google?

Adesso che sai cosa è una penalità Google e quali effetti può avere per il posizionamento, potrebbe essere opportuno verificare se il tuo sito Web è stato penalizzato oppure no. La cosa è resa più semplice dallo stesso Google, che mette a disposizione due fra i principali strumenti di controllo dello stato di salute del sito:

  • Google Analytics: consente di monitorare le visite al sito Web e di accorgersi, così, se ci sono cali importanti di visualizzazioni su determinate pagine. In tal caso, è necessario procedere con ulteriori approfondimenti e accertarsi che non si tratti di un crollo momentaneo, ma di problematiche legate alle performance del sito.
  • Google Search Console: è un tool indispensabile per verificare le penalizzazioni di Google, come quelle manuali (ne parliamo nel prossimo capitolo). I report prodotti sono molto precisi e servono per prendere visione dei possibili errori e delle eventuali criticità.

Quali sono le tipologie di penalizzazioni Google?

Google colpisce i siti da penalizzare con due diverse modalità di azione:

  • Penalizzazione manuale: in questo caso un revisore umano ha giudicato le pagine del tuo sito non conformi alle linee guida di Google. Il motore di ricerca provvede alla notifica della sanzione nella schermata principale della Google Search Console, uno dei principali strumenti di monitoraggio per i Webmaster.
  • Penalizzazione algoritmica: è una penalità automatica legata ai vari aggiornamenti dell’algoritmo di Google e alla loro applicazione nell’impostazione e nella gestione dei siti Web. Le penalizzazioni primarie fanno riferimento a Panda e Penguin.

L’aggiornamento Panda punta i fari del motore di ricerca sulla qualità del contenuto e va a colpire i siti Web basati sui cosiddetti ‘contenuti sottili’. L’aggiornamento Penguin invece comporta penalità per quei siti che usano tecniche di link building non ammesse.

4 penalità Google alle quali prestare attenzione

Entriamo infine nello specifico e analizziamo 4 penalizzazioni Google che colpiscono la cattiva gestione SEO del sito Web e l’impostazione non confacente alle linee guida del motore di ricerca.

1.Link building innaturale

Il link building è sempre stato e continua a essere un elemento fondamentale per la SEO, tanto da essere diventato oggetto di un utilizzo distorto. Per tale ragione, Google ha iniziato a prendere di mira e a penalizzare i siti Web contenenti link spam, con l’aggiornamento dell’algoritmo Penguin nell’anno 2012.

Da allora, Google fa riferimento al valore aggiunto conferito dal link alla pagina. In particolare, il concetto da tenere bene a mente è quello della naturalità: i link in entrata e in uscita dal tuo sito Web devono essere naturali e non forzati.

Se Google ti notifica una penalità manuale per collegamenti ‘discutibili’, esemplificati nella Search Console, è sufficiente procedere alla rimozione dei link diretti e alla richiesta di cancellazione dei backlink in ingresso. Dopodiché dovrai far sapere a Google che desideri disconoscere tali collegamenti innaturali. Il modo più veloce per farlo è inviare un file, con la lista dei collegamenti rifiutati, alla Search Console.

Da quanto sopra, ne consegue che è del tutto bandita la pratica di comprare e vendere link. Mentre per il post sponsorizzato a pagamento, contenente link, si possono valutare due soluzioni: l’attributo nofollow o la dicitura “sponsorizzato”.

2. Contenuto sottile

Panda è l’aggiornamento di Google che ha preso di mira le pagine con contenuti cosiddetti ‘sottili’, ovvero di scarsa qualità e profondità. Ecco qualche esempio:

  • Contenuti generati automaticamente
  • Contenuti ripresi e semplicemente duplicati
  • Contenuti copiati dalla fonte più o meno pedissequamente
  • Contenuti che non rispondono alla richiesta dell’utente

La correzione da apportare alle pagine colpite da questa penalità Google richiede una scelta strategica preliminare. Innanzitutto, verifica quali sono i contenuti sottili, esaminando le metriche principali come la frequenza di rimbalzo e il tempo di permanenza.

Ciò fatto, procedi o eliminando le pagine eccessivamente compromesse, oppure mettendoti al lavoro per migliorare il contenuto (per esempio con l’aggiunta di informazioni utili e puntuali). Ricorda, nel caso decidessi di rimuovere la pagina, di impostare il reindirizzamento (redirect).

Quando avrai terminato di sistemare le pagine, dovrai inviare una richiesta di riconsiderazione a Google attraverso la Search Console.

3. Keyword stuffing

Un tempo, agli albori del Web, la ripetizione ossessiva della parola chiave era una tecnica molto comune, perché funzionava a meraviglia. E funzionava così tanto bene, che l’uso è progressivamente diventato abuso e simbolo della Black Hat SEO delle origini. Via via che Google ha affinato la sua Intelligenza Artificiale questo ‘trucco’ così efficace è diventato tanto controproducente quanto un tempo era efficace.

Oggigiorno l’utilizzo delle keywords deve essere funzionale al contenuto e non ingannevole. Nessuna scappatoia: dovrai lavorare sul contenuto e fornire la miglior pagina possibile per la parola chiave scelta!

In caso la penalità Google fosse relativa al riempimento eccessivo delle parole chiave, ti consigliamo di pulire tutto ciò che al motore di ricerca potrebbe risultare come spam. Terminata questa operazione invia una richiesta di nuova scansione e di indicizzazione, utilizzando lo strumento di controllo URL di Search Console.

4. Spam

Che Google odi lo Spam non è una novità: nessun ‘contenuto spazzatura’ è ormai tollerato. E ciò vale sia per gli attacchi hacker che possono introdurre malware nel tuo sito, sia per i contenuti generati dagli utenti.

Se il tuo blog, per esempio, consente la pubblicazione di commenti da parte dei lettori, è opportuno inserire dei filtri di approvazione per monitorare che non ci siano violazioni alle regole o spam link. Per evitare che il sito venga deindicizzato è importante sia alzare al massimo il livello di sicurezza, sia svolgere un’attività continua di moderazione e di controllo dei contenuti.

Come evitare le penalità Google?

In conclusione per evitare le penalizzazioni di Google è richiesta una buona attività SEO, che segua le linee guida per i Webmaster. Il concetto da assimilare è che Big G ama la qualità dell’esperienza dei suoi utenti ed è pronto a ripagare i siti che la garantiscono dando loro le migliori posizioni nella SERP.

Un traguardo che si raggiunge producendo contenuti che:

  • rispondono in modo pertinente alla query degli utenti;
  • forniscono informazioni utili e preziose (anche grazie a link autorevoli e di approfondimento);
    sono correttamente ottimizzati.

Viceversa contenuti non originali, con link innaturali o con un uso forzato della parola chiave non soltanto non aiuteranno nel posizionamento ma saranno causa di un pessimo ranking.
Come abbiamo visto si può sempre porre rimedio, ma la strada è lunga e richiede diversi passaggi:

  • Diagnosticare il tipo di penalità (manuale o automatica?)
  • Analizzare la causa della penalizzazione (contenuto copiato? Backlink forzato? Scarsa protezione del sito?)
  • Procedere con la risoluzione del problema specifico
  • Notificare a Google l’attività svolta per risolvere l’errore
  • Attendere la reindicizzazione del sito.
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