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Neuromarketing: cos’è, a che serve, tecniche ed esempi

Pubblicato il 08 Marzo 2024

Il neuromarketing può essere un potente strumento a disposizione di business e professionisti. Scopri cos'è e come applicarlo nel tuo business.

Contenuto:

Strategie e tattiche di neuromarketing sono un’ottima strada per comprendere il comportamento dei consumatori, ottimizzare campagne pubblicitarie e migliorare l’esperienza del cliente. Il tutto si basa sulla raccolta e analisi di neuroscientifici. Grazie ad essi è possibile ideare piani d’azione per suscitare emozioni positive sul pubblico e influenzare le decisioni di acquisto.

Il neuromarketing, quindi, è un vero e proprio cavallo di battaglia per tutte quelle aziende che desiderano adattarsi alle preferenze dei consumatori e creare connessioni significative con i clienti e i potenziali clienti.

Captando in anticipo le preferenze e le emozioni delle persone, sarà possibile anche gestire in maniera più consapevole i budget a disposizione. Di riflesso il bilancio dell’attività vedrà un miglioramento economico nei risultati.

Nelle prossime righe andremo a vedere meglio cos’è il neuromarketing, come opera e come sfruttarlo a favore del proprio business. Ovviamente verranno dettate delle informazioni generiche da mettere in atto solo con l’aiuto di professionisti del settore, in quanto le tecniche di neuromarketing non possono essere né improvvisate, né imitate.

Cos’è il neuromarketing: scopriamolo da vicino

Immagina il neuromarketing come un grande campo interdisciplinare che unisce la neuroscienza, la psicologia e il marketing. La sinergia che si crea nasce per un unico fine: comprendere il comportamento del consumatore e migliorare i risultati delle tattiche di marketing.

La sua attuazione si basa sull’idea che molte decisioni di acquisto siano influenzate da processi inconsci del cervello. Ecco, nel dettaglio, i campi che lo compongono:

  • Neuroscienza: la scienza che ha come obiettivo primario la comprensione del cervello. In particolare va ad analizzare la struttura, lo sviluppo e il funzionamento del sistema nervoso, partendo dalla sua anatomia e passando per le connessioni osservabili tra aree cerebrali e comportamenti;
  • Psicologia: gli psicologi, in questo caso, analizzano le reazioni emotive e cognitive del pubblico davanti ad uno spot pubblicitario, ad una confezione o una vetrina;
  • Marketing: gli esperti di marketing utilizzano le informazioni provenienti dalla neuroscienza e dalla psicologia per adattare le loro strategie di branding, pubblicità e pricing per influenzare positivamente il comportamento del consumatore;
  • Economia comportamentale: le scoperte dell’economia comportamentale vengono integrate per comprendere meglio come le persone prendono decisioni di acquisto e come queste decisioni possono essere influenzate attraverso tecniche di marketing;
  • Tecnologie avanzate: tecnologie avanzate come la realtà virtuale, l’eye tracking e la biometria, vengono usate per monitorare le reazioni fisiche e comportamentali dei consumatori durante l’esperienza di acquisto e la loro interazione con i prodotti.

La sinergia di questi cinque campi consente alle aziende di creare pubblicità offline e online più efficaci, scegliendo con cura canali, tattiche e professionisti da coinvolgere nella propria strategia di marketing. Ecco, quindi, cosa significa neuromarketing!

Neuromarketing: i punti chiave più chiacchierati

Marcatori somatici, bias cognitivi e neuroni a specchio sono tre concetti fondamentali che giocano un ruolo cruciale nel campo del neuromarketing.

I marcatori somatici, introdotti da Antonio Damasio, sono sensazioni fisiche correlate alle emozioni che influenzano le decisioni di una persona. Nel neuromarketing il marcatore somatico può funzionare, quindi, come un campanello d’allarme, positivo o negativo.

I bias cognitivi, invece, sono distorsioni nella percezione e nel processo decisionale che possono influenzare le scelte dei consumatori. In particolare possiamo dire che:

  • Il bias della conferma spinge l’utente a cercare informazioni che confermano le convinzioni che già aveva;
  • Il bias dell’ancoraggio spinge l’utente a fare stime basandosi su credenze e informazioni preesistenti (anziché su dati oggettivi).

Analizzare e comprendere questi bias da modo a chi è a capo di un’attività di adattare le strategie di marketing per mitigare gli effetti negativi e sfruttare gli effetti positivi.

I neuroni a specchio, infine, sono neuroni nel cervello che si attivano sia quando un individuo compie un’azione, sia quando osserva qualcun altro compiere la stessa azione. Si chiamano “specchio” proprio perché sono fortemente collegati all’empatia e all’imitazione nel comportamento umano. Per chi porta avanti un business, la comprensione di questi neuroni è importante perché aiutano a creare pubblicità e messaggi con un copywriting persuasivo ben mirato.

Neuromarketing: errori da non fare

Vi sono errori comuni che vengono commessi spesso nel mondo del neuromarketing. Primo fra tutti la mancanza di integrazione con altre metodologie di ricerca. Devono essere presi di riferimento anche sondaggi, interviste e focus group, così da ottenere una comprensione più completa del comportamento del consumatore.

È importante anche non interpretare in maniera errata i dati neuroscientifici. Non a caso, a inizio guida, abbiamo premesso l’importanza di affidarsi sempre a professionisti del settore. Altro passo falso è la generalizzazione eccessiva dei risultati. Ogni individuo è unico e le risposte cerebrali possono variare notevolmente da persona a persona.

Attenzione anche a sottovalutare l’importanza del contesto, che risulta fondamentale per interpretare correttamente i risultati. Ad esempio, la risposta cerebrale a uno stimolo di marketing può variare a seconda delle influenze politiche, religiose e culturali esterne. Immaginatevi, ad esempio, la vendita di prodotti alimentari in un contesto (come può essere l’Italia) in cui il momento del pasto è sacro e visto come un’occasione di condivisione e aggregazione. I risultati saranno sicuramente positivi rispetto a zone del mondo in cui, invece, i pasti non assumono tutta questa importanza.

E l’etica? Non possiamo di certo sottovalutarla! Guardando da vicino il neuromarketing, è facile spaventarsi. Alcune pratiche possono sollevare preoccupazioni, come la manipolazione delle emozioni dei consumatori o la violazione della privacy. Ricordati, quindi, di agire sempre in modo etico e trasparente.

Il neuromarketing ha i suoi limiti?

Certo, il neuromarketing ha i suoi limiti! Ed è proprio per questo che, prima, abbiamo sottolineato la necessità di integrare anche altre strategie.

Un primo limite, ad esempio, è la difficoltà con la quale possono essere reperite le tecnologie necessarie per la messa in atto delle varie tecniche (EEG, fMRI, etc…). Anche il personale specializzato, capace di utilizzarlo, è un grande scoglio. Non è facile ingaggiarlo e spesso è molto oneroso investire in esso.

Altro limite, come premesso, è l’eticità dei progetti che ruotano intorno al neuromarketing. Le persone, spesso, sono consci del fatto che il marketing è gestito da esperti di questo settore, pertanto alcuni acquirenti potrebbero partire prevenuti.

Inoltre, non dimentichiamoci che anche la scienza ha i suoi limiti, pertanto le neuroscienze sono un buon punto di partenza per fare marketing, ma non l’unico!

Un esempio pratico di neuromarketing

Capita spesso di avere un’idea più chiara di un concetto partendo da casi pratici. È arrivato il momento, quindi, di parlare di un valido esempio di neuromarketing, ovvero quello che riguarda Pepsi e Coca-Cola.

L’obiettivo degli studiosi di neuromarketing, in questo caso, fu quello di capire quanto il messaggio lanciato dai due brand, influisse sulle opinioni e sui comportamenti del pubblico.

Per portare a termine lo studio, vennero creati due gruppi. Ad un gruppo vennero fatte degustare le due bevande senza far comparire il brand sul bicchiere. Al secondo gruppo invece, vennero fatte degustare le bibite indicando chiaramente quale bicchiere contenesse Coca-Cola e quale, invece, la Pepsi.

Dall’esperimento emerse un risultato interessante: le persone sceglievano la bevanda preferita non solo in base al gusto ma anche in base al marchio. A molti, infatti, non importò tanto del sapore. Alcuni continuarono a ritenere migliorare la marca alla quale, senza saperlo, avevano attribuito il sapore peggiore.

Da questo esperimento si può capire quanto, i messaggi di marketing televisivi e non, siano in grado di insinuarsi nei sistemi nervosi delle persone. Curioso “veder” mettere in pratica il neuromarketing… Vero? Il funzionamento della mente umana lascia a dir poco senza parole!

Il neuromarketing fa per te se…

In questo paragrafo andremo a spiegare in quali casi il neuromarketing potrebbe essere la tua strada vincente. È un campo interessante da esplorare soprattutto se non conosci bene il tuo pubblico in target. Questo succede spesso nelle attività nate da poco, o che non sono mai state seguite da professionisti del digital marketing. Con le dovute strategie potrai ottenere una comprensione più profonda delle preferenze dei tuoi clienti e potenziali clienti.

Il neuromarketing fa per te anche se lavori nel campo del marketing o della pubblicità e desideri ottimizzare le strategie che già metti in atto. Come? Inglobando le informazioni ottenute dalle tecniche di neuroimaging, puoi identificare quali elementi pubblicitari o di branding suscitano le risposte più positive nei consumatori e adattare di conseguenza le tue campagne pubblicitarie online e offline per massimizzare l’impatto e l’efficacia.

Il neuromarketing è una tattica che fa per te anche se desideri differenziarti dalla concorrenza e ottenere un vantaggio competitivo sul mercato. Utilizzando le tecniche di neuroimaging, puoi sviluppare un posizionamento del marchio che risuona con il tuo pubblico di riferimento e che ti distingue come leader nel settore.

Se rientri in uno di questi casi o desideri semplicemente non rinunciare all’innovazione, contattaci. Italiaonline e i suoi esperti sapranno guidarti verso strategie commerciali e pubblicitarie all’avanguardia e personalizzate.

Cosa si intende per neuromarketing?

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