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Come registrare un marchio: la guida 2022

Pubblicato il 24 Febbraio 2022

Registrare un marchio in caso di lancio di un'attività, di un prodotto o di un brand, è fondamentale per poterlo tutelare: eccoti la guida aggiornata con le procedure da seguire nel 2022.

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La registrazione del marchio è una delle prime attività che dovrebbe compiere chiunque abbia creato un nuovo business, associandovi uno specifico brand. Quest’operazione infatti permette di definire con chiarezza le caratteristiche del proprio marchio e tutelarlo dall’eventuale uso da parte di altre imprese o possibili competitors.

Molti neo-imprenditori si lasciano scoraggiare dall’apparente complessità di questo tipo di pratica burocratica, ma in realtà è assolutamente possibile registrare un marchio anche in completa autonomia, seguendo una precisa road map di passaggi e verifiche. La materia relativa a marchi brevetti e proprietà intellettuale resta comunque alquanto intricata e spesso l’aiuto di un consulente, soprattutto in una fase iniziale, può rivelarsi utile per dipanare i dubbi ed evitare pericolosi passi falsi.

Cerchiamo però di capire in linea di massima cos’è un marchio, cosa significa registrarlo e qual è la procedura per farlo.

Cos’è un “marchio”?

Il marchio è quel segno distintivo che consente a un’azienda di distinguere la propria offerta di prodotti e/o servizi da quella dei concorrenti. Si tratta di un bene immateriale dall’importanza fondamentale per chi fa impresa, perché caratterizza in maniera univoca un business, i suoi prodotti e i suoi servizi.

Evitare che venga utilizzato da terzi e poterne fare uso esclusivo è chiaramente un passo essenziale per mantenere intatta l’unicità e l’immediata identificabilità. Attorno a un marchio inoltre viene generalmente creata una specifica idea di qualità, in modo che sia questo segno univoco a veicolare all’audience di riferimento la brand identity, i valori e la filosofia dell’azienda.

Essere possessori unici di un marchio inoltre rende più semplice ideare strategie di comunicazione chiare e immediatamente recepibili dal pubblico e, non da ultimo, un marchio registrato può anche contribuire ad accrescere il valore di un’azienda o diventare addirittura oggetto di negoziazioni commerciali con soggetti terzi (generando quindi introiti per chi lo possiede).

Cosa si può registrare come “marchio”?

Il primo passo per procedere alla registrazione è capire che cosa è concretamente possibile registrare ufficialmente come marchio: è l’articolo 7 del Codice della Proprietà Industriale a stabilirlo. Innanzitutto può diventare “marchio” qualsiasi simbolo rappresentabile graficamente, come ad esempio delle specifiche parole, lettere, cifre o altri segni tipografici: si parla in questo caso di marchio denominativo o verbale.

Ma anche i nomi propri di persona possono essere resi marchio, registrando in questo caso un marchio patronimico. Tra le categorie dei marchi esistono anche i marchi di forma o i marchi figurativi, ossia segni distintivi composti da una grafica, un elemento figurativo o un logo, eventualmente affiancati anche a una parte testuale.

Non tutti sanno però che anche un suono, una sequenza di note o un motivo musicale possono diventare marchi sonori o acustici. Tra le più diffuse categorie di marchi ci sono anche i marchi tridimensionali, gli ologrammi o i marchi di posizione ovvero elementi verbali o figurativi dalle dimensioni standard che vengono collocati sempre nella stessa posizione di uno specifico prodotto.

Qualunque tipologia di marchio si scelga di registrare, è importante che questo risponda a stringenti requisiti. Quali? Per poter essere depositato un marchio dev’essere innanzitutto nuovo, ovvero non devono esistere già sul mercato dei marchi uguali o simili usati per i medesimi prodotti o servizi. In seconda battuta deve avere una spiccata capacità distintiva: è nettamente più forte un marchio che comprende parole astratte o simboli di fantasia, che più facilmente possono diventare inconfondibili e legarsi a doppio filo a un’offerta specifica o a un’azienda.

Al contrario invece non è possibile (e non sarebbe in ogni caso una buona idea) registrare come marchio un’espressione o un segno che si riferiscono a classi di prodotto generiche o divenuti di uso comune. Ovviamente un marchio valido rispetta anche il buon costume, l’ordine pubblico e i diritti di terzi e non può quindi ad esempio rappresentare incitamenti alla violenza o espressioni volgari. Sempre nell’ottica di trasparenza e rispetto verso i consumatori, un marchio per essere depositabile deve anche rispettare il principio di verità, cioè non deve presentare indicazioni ingannevoli relativamente alla provenienza dei prodotti/servizi o alle loro caratteristiche.

La ricerca di anteriorità

Il secondo passaggio, a volte sottovalutato ma indispensabile, verso la registrazione di un marchio è la ricerca di anteriorità. Di cosa si tratta? Di un prezioso controllo preventivo finalizzato a verificare se qualcun altro ha già registrato un marchio identico o troppo simile a quello che si ha intenzione di depositare. I rischi di una mancata ricerca puntuale in questo senso sono molteplici.

In primis il proprietario del marchio registrato antecedentemente potrebbe semplicemente opporsi alla nuova registrazione, ma non solo: potrebbe anche procedere con una richiesta di danni o esigere l’eventuale ritiro dei prodotti già in commercio che usano il marchio oppure la revisione di accordi precedentemente sottoscritti.

L’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi di Roma (UIBM) non esegue controlli in merito alla novità dei marchi prima di registrarli, ma mette a disposizione una banca dati online su cui fare una ricerca autonoma. Un’ottima idea è quella di eseguire la ricerca di anteriorità anche a livello europeo, sfruttando ad esempio la banca dati dell’EUIPO, ossia l’European Union Intellectual Property Office.

La scelta delle classi in base alla Categoria di Nizza

Questo punto è un altro dei più delicati nella procedura di registrazione di un marchio. Infatti sempre secondo l’art. 7 del C.P.I. un particolare marchio è protetto solamente per specifici prodotti e/o servizi esplicitamente descritti nella sua domanda di registrazione. In pratica, è necessario stabilire a priori per quali categorie commerciali, dette “classi” si desidera registrare il marchio.

È l’Accordo Internazionale di Nizza, in vigore dal 1957 e voluto dall’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale, a stabilire tali classi in modo da fornire parametri comuni per la registrazione dei marchi d’impresa negli stati sottoscrittori. Le classi merceologiche sono in tutto 45 e sono consultabili online sul sito del MISE. La scelta va fatta considerando attentamente sia l’uso che si farà del marchio nel breve periodo, sia le sue possibili evoluzioni future.

A chi rivolgersi?

Qualunque persona fisica o giuridica può richiedere il deposito di un marchio e l’ente al quale fare richiesta varia a seconda che si desideri registrare un marchio solamente in Italia o anche a livello europeo o internazionale. Per l’Italia è possibile rivolgersi agli uffici delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura presenti sul territorio, oppure anche inviare la domanda all’UIBM di Roma. Se si possiede una forma digitale è possibile avviare la pratica anche online, attraverso il sito www.servizionline.uibm.gov.it: è sufficiente seguire una procedura guidata virtuale che permette di pubblicare la domanda in maniera intuitiva e rapida, inserendo tutta la documentazione necessaria e pagando direttamente online le cifre richieste.

È chiaro che registrando un marchio in Italia, questo avrà valore e sarà tutelato solamente sul territorio italiano. Se si ha la necessità di garantirsi la validità della registrazione a livello Europeo si può fare affidamento ai servizi dell’ EUIPO: in questo caso la procedura sarà chiaramente più onerosa, ma consentirà di vedere salvaguardato il proprio marchio in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.

Infine, se si vuole depositare un marchio che sia riconosciuto anche al di fuori dei confini UE, lo si può registrare attraverso l’ufficio WIPO nei Paesi che riconoscono il Marchio Internazionale, ossia quelle nazioni che aderiscono al Sistema di Madrid. Per depositare un marchio in territori che non ne fanno parte, è necessario invece studiare con attenzione le leggi locali in materia ed effettuare una registrazione singola per ogni Stato.

Se non si hanno le competenze, le risorse il tempo per occuparsi personalmente delle pratiche, è possibile rivolgersi ai numerosi consulenti esperti nello specifico di Proprietà Industriale.

Come registrare un marchio: la documentazione

Per registrare un marchio alla Camera di Commercio in Italia è necessario produrre anticipatamente tutta la documentazione necessaria all’avvio della pratica.

Il documento principale è il modulo MA-RI, ossia la vera e propria domanda di registrazione, reperibile online dal sito UIBM e contenente tutte le indicazioni relative alla domanda. Si divide in diverse sezioni che comprendono: i dati identificativi della domanda (tpo di deposito, natura del marchio, denominazione, descrizione, etc), la classe del marchio (secondo la Classificazione di Nizza, massimo 3 classi), la priorità della richiesta, i dati del richiedente (massimo di due per modulo MA-RI, salvo l’aggiunta di fogli aggiuntivi), il domicilio elettivo, la documentazione allegata (immagine del marchio, volontà di ricevere copia autentica della richiesta, numero di pagine della pratica e così via).

Una volta compilato il Modulo MA-RI, si possono integrare alla richiesta dei fogli aggiuntivi ad esempio per l’aggiunta di richiedenti extra o classi extra.

A questa documentazione base vanno poi aggiunti i documenti di riconoscimento dei richiedenti, una copia del marchio da registrare su foglio A4, le necessarie marche da bollo e un bollettino postale intestato alla CCIAA locale con causale diritti di segreteria per deposito registrazione marchio d’impresa”.

Quanto costa registrare un marchio?

L’investimento per il deposito di un marchio varia a seconda del paese o dei paesi nei quali viene effettuata la pratica e ai costi base si possono dover aggiungere le parcelle di eventuali consulenti o avvocati a cui si è scelto di delegare la richiesta. Per registrare un marchio si deve tenere conto dei seguenti costi:

  • Marca da bollo di €42 nel caso di deposito online e da €16 ogni quattro pagine in caso di deposito cartaceo o postale.
  • Tasse di concessione governativa da pagare all’Agenzia delle Entrate: €101 per ogni registrazione comprensiva di una classe merceologica a cui si aggiungono € 34 per ogni classe extra.
  • Diritti di segreteria (solo per depositi cartacei o postali) di €40 da versare alla CCIAA, in alternativa di €43 più una marca da bollo di €16 se si desidera anche una copia autentica del deposito.

Per registrare invece un marchio in Europa tramite procedura online va considerata una cifra di 850€ per una classe merceologica. La seconda classe merceologica richiede il versamento di ulteriori 50€, che salgono a 150€ dalla terza in poi. Per il deposito cartaceo il costo sale a 1.000€ per una classe, sempre con possibilità di aggiungerne di ulteriori. Per depositare infine un marchio nelle nazioni parte del Sistema di Madrid aderenti al Marchio Internazionale, vanno prese in considerazione tasse minime circa 800€ più altre eventuali tasse che possono essere chieste dai diversi Paesi membri.

Una volta terminata la procedura e approvata la registrazione del marchio, questo sarà protetto per 10 anni, alla scadenza dei quali il deposito può essere rinnovato per successivi periodi decennali, previa richiesta specifica almeno 12 mesi prima della naturale scadenza.

La pratica quindi non è così complessa, se si sa come muoversi, ma può fare la differenza per ogni business che punta al futuro e che vuole costruire un brand solido passando anche dalla tutela legale del marchio che lo rappresenta.

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