Bounce rate: cos’è e come calcolarlo

La formula di bounce rate permette di calcolare la percentuale di visitatori che escono da un sito dopo aver visualizzato solo una pagina. In questo articolo spiegheremo come calcolarla così da ottimizzare le tattiche di marketing in rete di liberi professionisti e PMI.

Pubblicato il 27 novembre 2023
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Il bounce rate, o “frequenza di rimbalzo”, è una metrica comunemente utilizzata nel monitoraggio e nell’analisi delle prestazioni di un sito web aziendale. Solitamente viene calcolata da esperti di settore che hanno l’obiettivo di valutare l’efficacia dell’esperienza utente e il comportamento di quest’ultimo.

Questa metrica, infatti, indica la percentuale di visitatori che lasciano il sito senza interagire con altre pagine, navigando via dopo aver visualizzato solo la pagina di ingresso. Un alto bounce rate può indicare diverse problematiche, come contenuto poco interessante, difficoltà di navigazione, caricamento lento delle pagine o un design poco accattivante. Il bounce rate viene calcolato insieme ad altre metriche per ottenere una visione più completa delle prestazioni del sito.

È importante notare che una frequenza di rimbalzo alta non è sempre negativa; in alcuni casi, come nelle pagine di destinazione singola, può essere normale. Tuttavia, un controllo accurato del bounce rate può fornire indicazioni preziose per ottimizzare il sito tramite la giusta strategia SEO, migliorare la qualità del contenuto e aumentare l’engagement degli utenti. Ora che abbiamo dato la definizione di bounce rate proviamo a vedere come valutare i risultati del suo calcolo.

Bounce rate: come valutare i risultati

Sebbene sia ormai chiaro cos’è la frequenza di rimbalzo è bene ripetere che deve essere calcolata sempre in maniera attenta, perché solo seguendo alla lettera la sua misurazione è possibile migliorare le prestazioni del proprio sito o del proprio e-commerce. Ma come capire qual è la frequenza di rimbalzo ottimale?

Un valore alto di bounce rate non è necessariamente un problema, in quanto bisognerebbe incrociare questa informazione con altri dati (come ad esempio il tempo di permanenza, che aiuta a capire se l’utente ha fruito o meno del contenuto presente nella pagina). Inoltre, per capire se la frequenza di rimbalzo registrata dal proprio sito è troppo elevata, è fondamentale tenere sempre in considerazione la natura e le caratteristiche del progetto: siti, blog ed e-commerce hanno infatti valori medi di bounce rate diversi, legati alle loro specifiche finalità.

Ciò detto, però, per un comune sito il cui successo è legato al fatto che gli utenti visualizzino più di una pagina. È un buon obiettivo mantenere la frequenza di rimbalzo bassa, in quanto indice di una corretta organizzazione dei contenuti e di una grafica accattivante in grado di spingere il visitatore a proseguire nell’esplorazione.

Capire se il valore del bounce rate registrato dal proprio sito è troppo alto, come già accennato, non è facile in quanto non esiste una percentuale ideale che sia indicativa, se presa in maniera isolata, per qualsiasi tipo di progetto. Pertanto, se a livello “esterno” è bene informarsi (per quanto possibile) sui tassi di abbandono medi dei progetti che presentano caratteristiche simili al proprio, a livello “interno” la frequenza di rimbalzo va esaminata da diverse prospettive.

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Fortunatamente, Google Analytics giunge in soccorso in questo senso, offrendo diversi rapporti specifici che consentono di analizzare questo dato in relazione ad altri aspetti, come il canale o la coppia sorgente/mezzo, dando così la possibilità di individuare l’esatto problema specifico e di intervenire prontamente per risolverlo.

Per esempio, il problema di un bounce rate alto potrebbe registrarsi per un canale specifico, come il display advertising: in questo caso, la soluzione potrebbe essere quella di formulare un annuncio più pertinente con i contenuti proposti nel sito. Il valore della frequenza di rimbalzo può risultare alto anche solo per alcune pagine specifiche del sito: questo problema specifico è risolvibile migliorando l’organizzazione dei contenuti e il percorso di link interni (ma anche la velocità di caricamento).

Ecco, quindi, che mantenere la frequenza di rimbalzo ad un livello ideale non è facile. Per farlo è necessario formarsi in materia, o farsi supportare da professionisti specializzati in pubblicità online.

Errori da non fare durante il calcolo della frequenza di rimbalzo

La frequenza di rimbalzo di un sito non è facile da calcolare, lo abbiamo visto nel paragrafo precedente. Ma per facilitare l’operazione, possiamo indicare alcuni errori estremamente comuni, che possono essere evitati se conosciuti e riconosciuti in tempo.

Per prima cosa, evita di ignorare il contesto del tuo sito e di considerare un valore di bounce rate in isolamento. Ogni sito ha caratteristiche uniche e obiettivi diversi, quindi è essenziale comprendere il suo contesto specifico. Inoltre, non commettere l’errore di trascurare la qualità del traffico. Un alto bounce rate potrebbe essere accettabile se il tuo sito attrae visite rapide e mirate.

Tuttavia, se il tuo obiettivo è trattenere gli utenti, è cruciale focalizzarsi sulla qualità del contenuto, adottando tattiche di content marketing e migliorando l’usabilità del sito.

Infine, non bisogna basarsi esclusivamente sul bounce rate ma è bene considerare anche altre metriche per ottenere una valutazione più completa delle prestazioni del tuo sito.

Se hai ben compreso cos’è la frequenza di rimbalzo e necessiti dell’aiuto di esperti per potenziare le prestazioni del tuo sito aziendale, nonché l’intera strategia di marketing in rete, ricorda che Italiaonline può venirti in aiuto con una consulenza dedicata appositamente al tuo business.

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