Pubblicato il 21 Luglio 2020
nuove agevolazioni per chi investe in startup e PMI innovative con sede in Italia. In origine la detrazione era del 30%. Ecco le novità.
Startup e PMI innovative rappresentano importanti punti di riferimento per l’evoluzione economica e sociale dell’Italia. Sono veri e propri modelli operativi che permettono all’intero tessuto imprenditoriale di modernizzarsi, cambiando, non solo strumenti e competenze, ma la cultura e le prospettive generali. Insomma, le imprese innovative hanno un ruolo cruciale nel percorso di trasformazione digitale del nostro Paese.
Non a caso, il DL Rilancio, dedica loro un’enorme attenzione e importanti risorse economiche. Diventata ormai legge a tutti gli effetti, la maxi-manovra è pensata per rilanciare l’economia italiana dopo la crisi sanitaria da Covid-19. Tra i provvedimenti spiccano appunto le detrazioni per gli investimenti in startup e PMI innovative, cioè rivolti a tutte le aziende iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese. Le agevolazioni sono passate dal 30% al 50% dell’investimento, che può essere effettuato sia in modo diretto che tramite collettivi.
- Novità: sono ammessi anche gli investimenti in PMI innovative
- Cosa prevede la Legge?
- Incentivati gli investimenti dall’estero
Novità: sono ammessi anche gli investimenti in PMI innovative
Se in un primo momento le agevolazioni erano rivolte a chi investiva in startup, durante la conversione in Legge si è deciso di estendere il beneficio anche alle piccole e medie imprese innovative, cioè tutte le aziende che, al momento dell’investimento, risultino iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese della Camera di Commercio di appartenenza.
Le agevolazioni sono concesse principalmente a persone fisiche con o senza Partita IVA, secondo il regime De Minimis (Regolamento Europeo n. 1407/2013), che prevede un tetto massimo di benefici che uno Stato Membro può erogare ad un’impresa in tre anni. Nello specifico prevede la concessione di massimo 100 mila euro per le aziende del trasporto merci su strada per conto terzi, 30 mila euro per le aziende agricole e 30 mila euro per il settore ittico.
In base a questi parametri, il D.L. Rilancio prevede che un investitore possa detrarre dall’Irpef un importo del 50% delle spese, anche quelle investite per entrare nel capitale sociale di una o più PMI innovative. Gli investimenti possono essere effettuati direttamente oppure tramite organismi esterni, ovvero collettivi che si dedicano principalmente a investimenti in questo segmento.
Cosa prevede la Legge?
In origine il tetto massimo era di 100 mila euro. Con l’entrata in vigore della Legge, le agevolazioni valgono solo qualora l’investimento non superi i 300 mila euro. Nel caso in cui, l’investimento sia maggiore, si applica la detrazione ordinaria del 30%. Il limite è però rimasto per le startup.
Quindi l’investimento massimo per le PMI è di 300 mila euro mentre per le startup rimane di 100 mila euro.
Incentivati gli investimenti dall’estero
Tra le misure del DL Rilancio spicca anche l’agevolazione pensata per favorire l’entrata di investitori provenienti dall’estero e interessati a progetti innovativi nazionali. Si tratta dell’estensione del visto per investitori previsto dall’articolo 26 bis del dlgs 286/1998, che prevedeva l’ingresso per investimenti minimi di 500 mila euro e ora invece viene concesso anche per operazioni che comportano un minimo di 250 mila euro rivolto a imprese che operano in Italia e che mantengono tale sede per almeno 2 anni.
Queste sono solo alcune delle misure pensate specificatamente per chi possiede, gestisce o vuole investire su una startup o PMI innovativa. Infatti, all’interno del provvedimento non manca l’istituzione di fondi appositamente pensati per rafforzare la presenza di progetti innovativi in tutta Italia, grazie a bonus, contributi a fondo perduto e prestiti agevolati. Pensiamo, per esempio, al Fondo Nazionale Innovazione, che nasce con l’obiettivo di finanziare e sostenere startup e PMI innovative, considerate cruciali per la fase di ripartenza ma anche per l’evoluzione dell’economia italiana nel futuro.