Scarsa innovazione: 73 mila imprese rischiano di uscire dal mercato

Il Covid-19 ha messo in evidenza le difficoltà di molte aziende italiane, soprattutto quelle situate nel Centro e Sud Italia. Ecco i dati, utile spunto per le pmi

Pubblicato il 17 maggio 2021
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Il Covid-19 ha avuto importanti ripercussioni per le aziende italiane: ma quali sono esattamente gli effetti? Il nuovo report realizzato da Svimez – Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne – Unioncamere ha cercato una risposta a questa domanda.

Secondo l’indagine, 73.200 imprese rischiano di uscire dal mercato a causa di uno scarso livello di innovazione; 20mila si trovano nel Mezzogiorno, mentre 17.500 sono al Centro. In particolare, è emerso che il rischio è maggiore per le aziende che operano nel settore servizi rispetto a quelle che lavorano nella manifattura. Il Covid-19, infatti, ha indebolito soprattutto le realtà che avevano difficoltà a rimanere nel mercato già prima della crisi e che si sono ritrovate spiazzate a partire dal 2020. Capire l’importanza dell’innovazione è fondamentale per essere competitivi e attrarre sempre più clienti.

Scarsa innovazione: le imprese a rischio sono soprattutto al Sud

Dall’indagine emerge che una differenza di crescita tra le imprese del Nord e Sud Italia. In particolare, si notano delle fragilità legate al comparto dei servizi. Il 48% delle imprese italiane ha un basso livello di innovazione: non esporta i propri prodotti e non si affida alle nuove tecnologie per gestire organizzazione o produzione. Questa percentuale aumenta al Sud (55%) e al Centro (50%) mentre al Nord si ferma al tra il 41% e il 46%. Questo divario non deve essere ignorato e deve essere soprattutto lo Stato a incentivare la digitalizzazione delle imprese con misure ad hoc. In quest’ottica i voucher digitali concessi tramite i PID delle Camere di Commercio di tutta Italia sono sicuramente un’occasione imperdibile.

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Nel settore dei servizi i deficit legati all’innovazione sono ancora più evidenti. Le aziende ancora indietro a livello nazionale sono circa il 50% ma sfiorano il 60% al Sud. Il manifatturiero invece ha saputo introdurre le nuove tecnologie in modo efficace e sfruttarle per crescere e diventare competitivo. La fragilità è associata al 31% delle aziende, percentuale che sale al 39% nel Mezzogiorno. Senza una strategia adeguata che sappia sfruttare pienamente tutte le opportunità offerte dal digitale, le aziende non riusciranno davvero a gestire la digitalizzazione della società e rimarranno indietro nel mercato. Questa situazione peggiorerà soprattutto perchè le imprese non riusciranno a comprendere e soddisfare i bisogni dei clienti.

Scarsa innovazione e fatturato in calo

Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne, ha anticipato che la situazione del 2021 potrebbe non essere così florida. Infatti “è possibile che le imprese del Mezzogiorno possano conseguire quest’anno risultati ancora più negativi rispetto alle loro aspettative, perché meno consapevoli dei propri ritardi accumulati sui temi dell’innovazione e del digitale“.

La consapevolezza è quindi un aspetto importante: molte aziende non conoscono tutte le opportunità che stanno perdendo a causa della resistenza al digitale. In particolare chi opera al Centro e al Sud Italia e opera nei servizi deve impegnarsi per colmare il gap. Tra i passi da fare per digitalizzare la propria azienda può essere davvero utile lavorare su tutto ciò che riguarda comunicazione e promozione. Per esempio, i servizi di Italiaonline per la gestione dei clienti permettono fin da subito di organizzare in modo efficace e produttivo il lavoro nei confronti del proprio target di riferimento.

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