Gli effetti del Covid-19 sulle imprese: il report di Confidustria

Quali saranno le conseguenze della pandemia sul sistema economico italiano? Il report analizza settori e aree geografiche più colpite mettendo in guardia le aziende

Pubblicato il 24 luglio 2020
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I primi mesi del 2020 hanno segnato profondamente il sistema economico e sociale del nostro Paese: nel giro di poche settimane il Coronavirus ha invaso case, uffici, ospedali e naturalmente le aziende, molte delle quali hanno dovuto chiudere improvvisamente. Con la ripartenza le attività hanno ripreso gradualmente ad operare.

A distanza di circa due mesi, Confindustria ha fatto un bilancio degli effetti del Covid-19 sulle imprese italiane, prendendo in considerazione un campione di 156 mila PMI distribuite in tutto il Paese. Con questo termine ci si riferisce ad aziende che hanno tra 10 e 250 dipendenti e un giro di affari tra i 2 e i 50 milioni di euro. Il totale delle imprese italiane produce un valore di 224 miliardi di euro, il 39% viene si concentra nel Nord-Ovest, il 28% nelle aziende del Nord-Est, il 18% al Centro e il 15% nel Meridione. Il Coronavirus ha avuto un impatto enorme sulle attività, cambiando il loro modo di operare e le prospettive per il futuro.

PMI italiane: impatto presente e futuro del Coronavirus

Per valutare le conseguenze della pandemia sul sistema economico italiano, Confindustria si è affidata al modello di Cerved, fondato sull’andamento delle vendite di circa 1.500 settori economici. Nel report viene considerato anche un possibile scenario futuro caratterizzato da una seconda ondata e un nuovo confinamento domestico in autunno.

Partendo da queste premesse e analizzando i mesi trascorsi, si ipotizza che le piccole e medie imprese italiane ridurranno complessivamente il proprio fatturato del -12,8% nel 2020 e del -11,2% nel 2021, equivalente a una perdita di circa 227 miliardi. In caso di ulteriori ondate, il fatturato crollerà ulteriormente del -18,1%.

Le perdite saranno sicuramente più sostanziose per i settori più danneggiati dal distanziamento sociale, come il commercio al dettaglio nei punti vendita, ma anche la ristorazione, i cinema, gli eventi e i trasporti aerei. Contemporaneamente ci saranno settori che ne gioveranno, parliamo dell’e-commerce (crescita del 35%) o la vendita degli apparecchi per la respirazione assistita (+17%). La crisi non sarà distribuita in modo omogeneo nelle diverse aree geografiche del Paese.

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Aree geografiche colpite dalla crisi

Secondo il report, il Mezzogiorno, grazie alla forte presenza di imprese in settori essenziali (alimentare, benessere e salute) sarà la zona meno colpita dagli effetti del Covid-19, mentre è a rischio l’economia del Nord-Est. Il report cerca di calcolare questi dati, rilevando che nel 2020 si prevede un calo di fatturato dell’11,5% per le aziende di Sud e Isole, del 13% nel Centro e nel Nord-Ovest e del 13,2% nel Nord-Est.

La crisi potrebbe avere un impatto più importante sui bilanci delle aziende del Nord, che però potrebbero recuperare più velocemente. Al contrario, nel Mezzogiorno gli effetti potrebbero essere meno pesanti ma protrarsi per un tempo più lungo. Il Friuli Venezia Giulia dovrebbe essere la regione più svantaggiata in termini di perdita di fatturato, mentre come regione rappresentativa del Centro è stata inquadrata l’Emilia Romagna, che risentirà per lungo tempo degli effetti della crisi. Allo stesso tempo le PMI del Veneto riusciranno a reggere il colpo, mantenendo un reddito costante. Lazio, Molise e Sardegna probabilmente saranno quelle maggiormente colpite per quanto riguarda la riduzione del reddito, mentre nel 2021 in molte regioni la redditività netta risulterà dimezzata rispetto al periodo pre-Covid.

Aziende a rischio crisi e fallimento

La ricerca si concentra anche sui bilanci delle PMI: un terzo delle società prese in considerazione potrebbe entrare in crisi nel 2020 a causa del Coronavirus, per sventare il pericolo servirebbero dai 25 ai 37 miliardi di euro. Si stimano circa 1,8 milioni lavoratori che potrebbero avere problemi di denaro.

Fortunatamente lo studio rivela che le risorse dichiarate dal Governo sono sufficienti per evitare la crisi delle PMI e la profonda recessione. Occorre però immettere tali risorse nel sistema economico in modo veloce e diretto, senza perdere tempo.

È fondamentale un’iniezione di liquidità per le imprese nell’immediato: aspettare significa perdere terreno. In tal caso, la pandemia potrebbe aprire le porte a una recessione profonda anche a livello sociale, da cui potrebbe essere difficile uscire. La ripartenza delle PMI seminate nei diversi territori italiani dipenderà quindi dalla capacità del Governo di attuare provvedimenti mirati ed efficaci, capaci di arginare gli effetti devastanti del Covid-19.

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