CTR: cos’è, a cosa serve e come si calcola

CTR, ovvero Click Through Rate, è una metrica utile a misurare i clic su un link, rispetto alle visualizzazioni totali. Scopriamo insieme come si calcola per creare campagne pubblicitarie online realmente efficaci.

Pubblicato il 10 ottobre 2023
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Il CTR (Click through rate) è una metrica utile a misurare l’efficacia di una campagna pubblicitaria online. Ecco perché è importante sapere esattamente di cosa si tratta e quali sono i fattori in grado di incidere su di essa. Solo avendo un’idea chiara di cos’è il Click Through Rate, infatti, è possibile misurare i risultati dei propri investimenti nella pubblicità online, ed eventualmente, intervenire in caso di numeri poco soddisfacenti.

Nei prossimi paragrafi, oltre a spiegare il CTR come si calcola, vedremo come sfruttarlo a favore del proprio business. Faremo luce non solo sulla formula del CTR ma anche sugli errori più comuni associati a questa metrica, così da conoscerla meglio.

Cos’è il CTR e a cosa serve

CTR è l’acronimo, come già anticipato, di Click Through Rate e nella definizione di CTR su Facebook, viene tradotto come “tasso di clic sul link” mentre il CTR su Google è definito come “percentuale di clic”. Sarà chiaro, quindi, che calcolare il CTR permette di capire quante sono le volte in cui le persone hanno visualizzato un annuncio online (banner delle campagne display o link sponsorizzato) e hanno effettuato un clic su di esso.

Come si calcola il CTR

Il calcolo del CTR è semplice: bisogna dividere il numero di clic ricevuti per il numero di visualizzazioni e moltiplicare per 100. Se, ad esempio, un annuncio è stato visualizzato 100 volte e ha ricevuto un clic da parte di un utente, il CTR è pari all’1%.

Se il calcolo del CTR porta ad un valore basso, significa che l’annuncio analizzato è stato visualizzato molte volte, senza però generare nell’utente il desiderio o la necessità di fare clic su di esso. È importante, quindi, capire quando un CTR può essere considerato un “buon” CTR in modo da poter intervenire in caso di risultati deludenti.

Quando un CTR può essere considerato buono?

Comprendere nel dettaglio il significato di CTR permette anche di capire quando questo valore si può interpretare come positivo. La domanda da porsi infatti è questa: quando il Click Through Rate può considerarsi buono?

Rispondere non è impresa facile, perché non esiste una risposta univoca e certa. Sono diversi i fattori che incidono sul CTR, a partire dalla tipologia di campagna per arrivare alla piattaforma pubblicitaria utilizzata, passando per il target, la competizione e il proprio settore di riferimento.

Il consiglio generale rivolto a chi desidera trovare la risposta, quindi, è quello di fare riferimento ai benchmark di mercato. A titolo indicativo, ad esempio, può essere utile considerare i risultati di una ricerca pubblicata nel febbraio 2020 dal sito WordStream, relativa però agli Stati Uniti d’America e limitata ad alcuni settori specifici.

Il dato emerso da questo studio è che il CTR medio su Facebook Ads, riferito agli USA e ai 18 settori presi in considerazione, è pari allo 0,90%. Tra quelli analizzati, gli ambiti che hanno fatto registrare i CTR migliori sono stati quello “legale” (1,61%), “vendita al dettaglio” (1,59%) e “abbigliamento” (1,24%), mentre le performance peggiori sono state registrate nei settori “tirocinio” (0,47%), “finanza e assicurazioni” (0,56%) e “bricolage” (0,70%).

Ricordiamo che questi dati sul CTR medio sugli strumenti advertising di Facebook fanno riferimento agli Stati Uniti d’America perciò sono da considerare solo a titolo indicativo. Un consiglio sempre valido è quello di fare pratica ed effettuare diversi test in modo da individuare l’annuncio più performante in termini di CTR, all’interno del proprio contesto.

Errori frequenti nel calcolo del CTR

Il Click Through Rate (CTR), come spiegato nei paragrafi precedenti, è fondamentale per valutare l’efficacia delle campagne di marketing in rete, ma spesso sono presenti errori nel suo calcolo. Ecco i più frequenti:

  • Mancanza di chiarezza nel conteggio: evita di contare altre azioni come il caricamento di una pagina o le visualizzazioni senza clic;
  • Calcolo impreciso delle visualizzazioni: assicurati di avere dati precisi sul numero totale di visualizzazioni;
  • Non considerare il tempo: ignorare il periodo in cui è avvenuto il clic può portare a una valutazione distorta. Ad esempio, un annuncio visualizzato per un lungo periodo potrebbe ricevere più clic nel tempo rispetto a uno visualizzato solo brevemente;
  • Omettere dati demografici: non tenere conto del target di riferimento può portare a una valutazione sbagliata del CTR, è importante analizzare il CTR in base al pubblico specifico a cui è destinata la campagna;
  • Non considerare la posizione del link e del contesto: non tenerne conto può portare a interpretazioni sbagliate;
  • Non monitorare le stagionalità: il CTR può variare notevolmente in base al periodo dell’anno o agli eventi in corso;
  • Non effettuare test A/B: non testare diverse varianti di annunci o approcci di marketing può impedire di scoprire quale strategia funziona meglio.

Ecco, quindi, che non basta conoscere la formula del CTR e la sua definizione per saper utilizzare questa metrica. La professionalità e l’esperienza sul campo di professionisti come quelli di Italiaonline possono supportarti nella realizzazione di una campagna online efficace in termini di performance.

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