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Transizione 4.0, il nuovo piano da 7 miliardi per l’economia

Pubblicato il 06 Marzo 2020

Il focus della nuova politica industriale del Paese è l’innovazione e la sostenibilità. Ecco tutto quello che c’è da sapere

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Agli inizi portava il nome di Piano Nazionale Industria 4.0, modificato poi in Impresa 4.0 e ora diventato Transizione 4.0. Con la legge di Bilancio 2019 e l’arrivo del Governo Conte II, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato un nuovo impulso alla politica industriale del Paese. Una nuova serie di misure economiche volte a rilanciare gli investimenti delle aziende (soprattutto PMI) in innovazione, in ricerca e nella formazione dei propri dipendenti. Dopo i risultati ottenuti dal Piano Nazionale Industria 4.0, fondamentale per dare uno slancio al processo di digitalizzazione delle imprese italiane, è arrivato il momento di un nuovo shock. Il piano Transizione 4.0 è molto ambizioso e prevede investimenti a favore delle aziende per almeno sette miliardi di euro per il prossimo triennio.

Innovazione, sostenibilità, investimenti delle PMI, credito d’imposta. Questi sono i capisaldi su cui si basa il piano Transizione 4.0. L’obiettivo è stimolare investimenti e spese e allo stesso tempo coinvolgere il numero più alto possibile di imprese. Per farlo è stata resa più semplice la parte burocratica per l’accesso ai finanziamenti puntato su una sola misura: il credito d’imposta. Addio all’iper e superammortamento che avevano rappresentato la base del Piano Nazionale Industria 4.0 e che sono stati sostituiti dal credito d’imposta per investimenti in beni strumentali. Secondo il Ministero dello Sviluppo in questo modo le imprese potranno accedere ai fondi più velocemente senza dover aspettare più di un anno. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla nuova politica industriale del Paese.

Piano Transizione 4.0, le novità

Partiamo dal dato oggettivo più importante: i fondi stanziati. Il Ministero dello Sviluppo Economico assicura che per i prossimi anni ci saranno sette miliardi di euro. Soldi garantiti e su cui le aziende potranno fare affidamento per mettere in preventivo spese per beni materiali (macchinari, impianti produttivi) e immateriali (software, soluzioni di cloud computing).

Sono tre le misure su cui si basa il piano Transizione 4.0:

  • Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali.
  • Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design.
  • Credito d’imposta formazione 4.0.

La nuova politica industriale del Paese strizza l’occhio alla sostenibilità ambientale e segue il solco tracciato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 che prevede una sensibile diminuzione della produzione di sostanze inquinanti e nuovi investimenti per il processo di decarbonizzazione e per l’efficienza energetica nelle imprese. Obiettivi impossibili da raggiungere senza un piano industriale coerente e che stimoli le imprese a investire nel digitale, ma soprattutto nella digitalizzazione. Parole simili, ma dal significato differente.

Le nuove misure del Piano Transizione 4.0

Come detto, sono tre le principali misuri del Piano Transizione 4.0. Vediamole nel dettaglio.

  • Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali. Si tratta della novità più interessante tra quelle presenti nel Piano Transizione 4.0. Sostituisce l’iperammortamento e il super ammortamento, misure che negli ultimi anni sono state utilizzate da circa un milione di imprese per acquisti in beni materiali. Il MiSE le ha volute sostituire per dare l’opportunità anche alle microimprese di investire nell’acquisto di nuovi macchinari o strumenti. A cosa serve la misura? Come si può intuire dal nome, a supportare le imprese che investono in nuovi beni strumentali, materiali e soprattutto immateriali, utili per il processo di trasformazione tecnologia e digitale. Quale è il contributo previsto per le imprese? Per gli investimenti in beni strumentali tecnologicamente avanzati è riconosciuto un credito d’imposta pari al 40% per spese fino a 2,5 milioni di euro e del 20% per la quota di spesa compresa tra i 2,5 milioni di euro e i 10 milioni di euro. Per l’acquisto di beni strumentali immateriali, invece, è previsto un credito d’imposta del 15% fino a una spesa di 700.000 euro. Per gli altri beni strumentali materiali, il credito d’imposta è del 6% fino a un limite massimo di 2 milioni di euro. Il credito d’imposta si applica per tutti gli investiti effettuati dal 1° gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2020.
  • Credito d’imposta ricerca, sviluppi, innovazione e design. Oltre agli acquisti di beni materiali e immateriali per favorire la digitalizzazione delle imprese, un altro punto fondamentale sono le spese in ricerca&sviluppo. Il credito d’imposta serve proprio a stimolare la spesa privata in questo ambito. Rispetto al passato, con il piano Transizione 4.0 questa misura si apre all’innovazione, ai progetti 4.0 e alla sostenibilità ambientale. Quale è il contributo previsto per le imprese? Il credito d’imposta varia a seconda della finalità dell’investimento. Per le attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale il credito d’imposta è pari al 12% delle spese agevolabili fino a un massimo di 3 milioni di euro. Per la ricerca in innovazione tecnologica finalizzata alla realizzazione di prodotti il credito d’imposta è pari al 6% fino a un massimo di 1,5 milioni di euro. La percentuale aumenta al 10% se l’attività è finalizzata alla transizione ecologica o all’innovazione digitale 4.0. Per le attività di design e ideazione estetica il credito è pari al 6% fino a un limite massimo di spesa di 1,5 milioni di euro. Il credito si applica a tutte le spese in ricerca, sviluppo, innovazione e design sostenute nel periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2019.
  • Credito d’imposta formazione 4. Come si può intuire dal nome, questa misura è pensata per favorire gli investimenti delle aziende che vogliono formare i propri dipendenti sulle materie di trasformazione tecnologica e digitale. Rispetto al passato è stato eliminato l’obbligo di accordo sindacale per favorire soprattutto le PMI. A quanto ammonta il contributo per le imprese? Per le piccole imprese il credito vale il 50% delle spese ammissibili fino a 300.000 euro annuo, per le medie imprese scende al 40% con un tetto di 250.000 euro annuo e infine per le grandi imprese il credito d’imposta è al 30% fino a un 250.000 euro annuo. Il credito si applica alle spese di formazione sostenute nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019. Nel campo della formazione svolgeranno un ruolo sempre più importante i Competence Center e i Digital Innovation Hub, luoghi d’aggregamento dove le imprese possono trovare aiuto per avviare il processo di digitalizzazione.

Oltre alle tre misure che interessano il piano Transizione 4.0, il MiSE ha rifinanziato anche la “Nuova Sabatini”, i Contratti di sviluppo per il sostegno all’innovazione e il Fondo di Garanzia. Misure e finanziamenti per rilanciare il sistema Paese.

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