Organizzazione lavoro post-Covid: smart working e non solo

L'emergenza Covid ha modificato, forse per sempre, il mondo del lavoro: ha incentivato lo smart working e non solo. Ecco cosa svela la nuova ricerca Deloitte

Pubblicato il 19 novembre 2020
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La pandemia ha cambiato diversi aspetti della società, tra questi spicca anche l’organizzazione interna delle aziende, il modo in cui i dipendenti lavorano e gli strumenti che usano quotidianamente per le loro mansioni.

Come hanno reagito i lavoratori e quali sono le previsioni per il futuro? Lo rivela l’indagine svolta da Deloitte dal titolo The voice of the European workforce 2020. Per realizzare lo studio, sono stati intervistati più di 10mila lavoratori appartenenti a sette diversi Paesi del mondo, tra cui l’Italia e ciò ha permesso di avere un quadro chiaro delle loro impressioni riguardo i cambiamenti del mondo del lavoro. Sicuramente in questo contesto lo smart working ha un ruolo fondamentale, perchè è la modalità lavorativa che più di ogni altra ha rivoluzionato la vita all’interno delle aziende.

L’emergenza Covid e l’accelerazione dello smart working

I provvedimenti anti-contagio e le restrizioni emanate durante l’emergenza Coronavirus hanno spinto molte aziende ad adottare lo smart working, che permette di svolgere le proprie mansioni anche a casa. Naturalmente non è un’opzione valida per tutti, ma è stata comunque scelta da tante imprese che prima di allora non avevano mai gestito i dipendenti in tal modo.

Prima della pandemia, solo il 37% degli europei e il 33% degli italiani lavorano in smart working, mentre il 41% dei lavoratori non lo avevano mai fatto. La novità ha portato alcune conseguenze importanti, per esempio il 43% dei lavoratori ha percepito una maggiore autonomia, per altri è stato importante avere una maggiore flessibilità della propria giornata lavorativa (45%), per altri sono cambiate le priorità e le responsabilità.

I dipendenti si sono adattati velocemente ai cambiamenti, complice la situazione emergenziale: per l’85% del campione italiano il passaggio è stato facile e giorno dopo giorno si l’adattamento è migliorato. Inoltre, per tanti ha fatto la differenza la possibilità di poter affidarsi ad una squadra di lavoro stabile e affidabile: la fiducia data dai colleghi è stata determinante per il 33% dei lavoratori.

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La fiducia sia verso il team di lavoro sia verso l’azienda è a dir poco fondamentale per il successo del proprio lavoro e a livello europeo è l’elemento che ha maggiormente inciso sull’adattamento dei lavoratori alle nuove modalità aziendali.

Cosa succederà dopo il Covid-19?

Quando la crisi sarà passata, le restrizioni si saranno allentate e la situazione sarà tornata alla normalità, molte aziende potrebbero decidere di continuare ad adottare lo smart working. Il 66% degli intervistati dichiara che molti aspetti della propria vita personale e professionale sono cambiati per sempre.

In particolare, molti fattori legati al lavoro a distanza rimarranno, per esempio la possibilità di decidere come e quando lavorare, a patto che gli obiettivi vengano raggiunti.

Ma la pandemia ha reso ormai evidente che oggi più che mai è necessario maturare nuove competenze, maggiormente legate all’innovazione e al digitale. Il 66% dei lavoratori italiani (e il 60% di quelli europei) dichiara che la capacità di adattarsi al cambiamento sarà una delle soft skill più importanti del futuro, accanto a quella di lavorare in team (41% in Italia e 43% in Europa).

A questi si aggiungono anche la capacità di avere un project manager preparato e capace di coordinare adeguatamente una squadra (abilità considerata fondamentale dal 35% degli intervistati italiani e dal 41% di quelli europei).

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