Che cosa è il Patto per l'export e perché è importante per le PMI

Di Maio lancia l’accordo tra regioni, Governo ed enti: l’obiettivo è favorire l’export dei prodotti e servizi italiani. Ecco perché è un’occasione per le imprese

Pubblicato il 09 giugno 2020
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La Farnesina ha firmato il Patto per l’Export, un accordo con enti, regioni, associazioni di categoria e amministrazioni per rilanciare il Made in Italy nel mondo dopo la crisi sanitaria. Si tratta di un elemento chiave della nuova strategia per l’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano.

Le aziende, e soprattutto le PMI, sono pronte a riprendere le attività all’estero o a varcare i confini del Paese per proporre prodotti e servizi Made in Italy anche all’estero e questo accordo mira proprio a favorire rapporti commerciali di questo tipo. Il Patto è basato su 6 pilastri strategici che permetteranno di sostenere lo sviluppo del territorio e dell’economia nazionale. Per trasformare i pilastri in azioni concrete sono stati stanziati 1.4 miliardi di euro.

Patto per l’Export: come è nato e quali sono le opportunità per le aziende

Secondo il Ministro degli Esteri Luigi di Maio, il Patto è lo strumento che mette nero su bianco tutte le richieste e le necessità nate negli incontri con le associazioni di categoria e i professionisti di ogni settore. Durante questi appuntamenti è emerso che l’Italia ha bisogno innanzitutto di un re-branding, cioè la costruzione di una narrazione dell’Italia per l’estero. Occorre raccontare il Made in Italy mettendo in risalto la qualità, l’innovazione e la sicurezza.

Inoltre, bisogna far conoscere i casi di successo, sfoggiandoli come modello di italianità nel mondo. A tal fine, è stata indetta una consultazione volta a selezionare le migliori idee per rilanciare l’immagine dell’Italia e dei suoi settori economici nel mondo. In palio ci sono 50 milioni di euro.

Anche il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è molto ottimista in tal senso: “Si tratta di un patto importante basato su sei pilastri strategici che consentiranno di fare un salto di qualità nell’azione che il nostro Paese deve svolgere per sostenere uno dei vettori fondamentali della sua crescita e del suo sviluppo”.

Patto per l’Export: un’occasione per colmare il gap digitale

Il Patto per l’Export è una delle misure disponibili per aiutare le imprese italiane ad esordire o continuare a operare all’estero. Insieme a questo accordo, citiamo anche il Piano Straordinario per il Made in Italy, il Fondo 394/81 e il Piano di Promozione Integrata.

In questo contesto, l’uso intelligente dei canali digitali sarà fondamentale. È quindi necessario che le aziende nostrane imparino a conoscere le opportunità delle nuove tecnologie e di strumenti annessi. Secondo la Ministra dell’Innovazione Paola Pisano questi canali sono importanti ma vengono sfruttati ancora poco dalle aziende italiane: “Su 760 mila Pmi che abbiamo in Italia – afferma la Ministra – solo il 9% sfrutta il canale digitale in confronto alle aziende europee che sono sul 15%”. Ecco perché il Patto per l’Export è rilevante, offrirà alle aziende l’opportunità di usare il digitale per vendere oltre confine. Ma non solo: ci sono ben sei pilastri su cui si lavorerà fin da subito.

Patto per l’Export: quali sono i 6 pilastri

Il primo pilastro riguarda ciò a cui abbiamo già accennato, la comunicazione ovvero l’operazione di re-branding. A questo segue il secondo punto, la “Formazione e Informazione”, ovvero aiutare le imprese ad avere gli strumenti, le conoscenze e le competenze giuste per avviare un processo di internazionalizzazione. Attualmente, le aziende non si impegnano perché non hanno le informazioni adeguate. A tal proposito si è pensato di incentivare l’incontro con professionisti come il Temporary Export Manager. Inoltre, è in programma la creazione di un portale pubblico pensato esclusivamente per accedere ai servizi per l’export in modo che le aziende interessate abbiano un unico punto di riferimento statale.

Il terzo pilastro è l’e-commerce. Dalle associazioni di categoria, ai consulenti fino agli analisti: tutti hanno ribadito la necessità di spingere sul commercio elettronico per esportare il Made in Italy nel mondo. I negozi online nel periodo post-Covid avranno un ruolo fondamentale, anche perché proprio durante la pandemia un’enorme quantità di consumatori si è avvicinata a questa nuova modalità di acquisto. L’e-commerce è quindi una sfida cruciale per le aziende italiane, non solo bisogna favorire la creazione di piattaforme digitali ma cercare di presidiare i principali marketplace globali e il Governo deve muoversi per favorire questo incontro attraverso incentivi, assistenza specialistica, ma anche con l’organizzazione di fiere ed eventi.

Il quarto punto riguarda proprio le fiere. Occorre aumentare la partecipazione delle PMI italiane alle fiere di settore internazionali. Questi momenti possono davvero fare la differenza: oltre ad aumentare la visibilità, possono attrarre investitori e buyer importanti. Naturalmente la pandemia obbliga tutti i settori a ripensare agli eventi e in un primo momento, il settore fieristico dovrà trasferirsi su piattaforme digitali. E anche in questo caso è fondamentale creare le infrastrutture adatte ad accogliere eventi virtuali che contino centinaia o migliaia di partecipanti.

Il quinto pilastro riguarda la promozione integrata: occorre offrire una comunicazione lineare e coerente di tutte le eccellenze Made in Italy a prescindere dal settore in cui operano. In tal senso, la Farnesina ha lanciato il programma “Vivere ALL’italiana” ma la strada è ancora lunga. Senza contare che occorre concentrarsi su alcuni aspetti, in particolare sulla capacità delle aziende italiane di offrire il proprio contributo all’innovazione tecnologica. A tal proposito Di Maio ha citato settori in cui l’Italia è forte ma ancora poco visibile e valorizzata, come l’industria aerospaziale, la green economy o l’agroalimentare. Senza contare che esistono comparti dove il Made in Italy è già famoso e ricercato all’estero: moda e tessile, design, turismo ed enogastronomia.

L’ultimo pilastro contenuto nel Patto per l’Export riguarda la finanza agevolata. Si parla in questo caso di finanziamenti a tassi agevolati, contributi a fondo perduto, garanzie e contro-garanzie e tutti quegli strumenti che possono aiutare le aziende soprattutto nei momenti di difficoltà. Sono soluzioni fondamentali per far girare l’economia del Paese e oggi più che mai servono per la ripartenza.

Insomma, il Patto per l’Export cerca di affrontare i temi principali capaci di rilanciare l’internazionalizzazione e si evolverà costantemente in azioni concrete per le aziende.

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