Che cos’è il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)

Pubblicato il 08 marzo 2020
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Il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) è uno dei principali strumenti della politica regionale europea. Fa parte dei cinque grandi Fondi ideati dall’Unione Europea, chiamati Fondi Strutturati, ed è gestito grazie alla collaborazione con Stati Membri e regioni d’Europa. Nasce nel 1975 con la promozione del Regolamento 724/75, quando i Paesi dell’Unione Europea erano solo nove. L’obiettivo era favorire la crescita economica e occupazionale di particolari regioni europee svantaggiate, tra cui l’Italia Meridionale, ma anche gran parte dell’Irlanda e alcune zone di Francia e Germania.

Da allora il programma si è evoluto: quello attuale si riferisce al periodo 2014-2020 ed è disciplinato dal Regolamento (CE) N.1301/2013. Molti dei finanziamenti FESR sono a fondo perduto o comprendono numerose agevolazioni. Tutti sono pensati per sostenere enti e piccole e medie imprese a livello regionale, in modo da stimolare iniziative nei settori della ricerca, sviluppo tecnologico e dell’innovazione. Alcune delle risorse FESR sono poi pensate per incoraggiare iniziative legate alla sostenibilità e favorire la crescita di un’economia a basse emissioni di carbonio. Vediamo nello specifico quali sono gli obiettivi e i risultati raggiunti.

Fondo Europeo di Sviluppo Regionale: obiettivi

Come anticipato, il FESR mira ad allineare le regioni europee a livello economico e sociale. L’Europa ormai conta 28 Stati Membri: ognuno ha le proprie peculiarità. Alcune aree sono piuttosto svantaggiate dal punto di vista geografico ed economico, e risultano meno sviluppate rispetto ad altre.

L’obiettivo del fondo FESR è stimolare la crescita di alcune regioni attraverso una serie di finanziamenti e agevolazioni. Per raggiungere questo obiettivo, la programmazione presente, quella relativa al periodo 2014-2020, si concentra su quattro temi principali:

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  • innovazione e ricerca,
  • agenda digitale,
  • sostegno alle piccole e medie imprese
  • economia a basse emissioni di carbonio.

Oltre a rispettare uno o più dei temi menzionati, i fondi dipendono anche dallo stato della regione: in quelle più sviluppate, almeno l’80% delle risorse si deve concentrare su almeno due tematiche, che passa al 60% per le regioni in transizione e al 50% dei fondi per le regioni in ritardo con sviluppo economico.

Alcune risorse regionali sono poi specificatamente destinate a progetti sostenibili che prevedono basse emissioni di carbonio. In questo caso, le regioni più sviluppate devono destinare il 20% dei fondi, quelle di transizione il 15% ed infine le regioni in ritardo il 12% delle risorse.

Un’attenzione particolare è dedicata alle aree urbane caratterizzate da problemi a livello ambientale, sociale ed economico. Allo stesso tempo, le aree svantaggiate a livello geografico ricevono un’attenzione particolare perché inserite in un contesto difficoltoso che frena la crescita: sono posizionate in periferia, in zone di montagna difficili da raggiungere, isole oppure caratterizzate da scarsa densità demografica.

I risultati raggiunti con gli investimenti FSER nel programma 2014-2020

Insieme al Fondo di Coesione e al Fondo Sociale Europeo, il FESR è stata la principale fonte di investimenti europei diretti relativa al periodo 2014-2020. La previsione di investimenti al 2017 era di 485 miliardi di euro totali, messa a disposizione anche grazie al sostegno di Regioni e Stati Membri.

Grazie agli investimenti regionali si sono attuate diverse iniziative pensate per inserire o rafforzare la presenza di tecnologie e servizi IT nelle piccole e medie imprese europee, incluse quelle italiane. Le aziende hanno potuto rinnovare i loro strumenti, assumere nuove figure professionali e diventare più competitive e all’avanguardia.

Le infrastrutture dedicate alla ricerca sono state migliorate, e milioni di famiglie hanno potuto accedere alla banda larga. Senza contare che, grazie ai numerosi progetti finanziati dall’Unione Europea, si è avviato un processo di riduzione di consumo energetico negli edifici pubblici e anche nelle aziende, si sono introdotte tecniche sostenibili per depurare le acque reflue, secondo un modello di economia circolare, e sono aumentate le assunzioni mirate all’incremento dell’innovazione e dell’inclusione.

Il nuovo programma di investimenti 2021-2027

Il nuovo ciclo di investimenti 2021 – 2027 si concentrerà sulla trasformazione digitale: l’obiettivo è accompagnare i Paesi Membri verso il progresso tecnologico, mettendo a disposizione una serie di risorse mirate a tematiche e settori specifici. Gli investimenti aumenteranno: 226 miliardi saranno dedicati al FESR, mentre 46 miliardi saranno dedicati al Fondo di Coesione. La decisione è stata presa dal Parlamento Europeo il 27 marzo 2019.

Il discorso legato allo sviluppo tecnologico e all’innovazione non solo è portato avanti ma rafforzato: i finanziamenti saranno rivolti alla creazione di infrastrutture, progetti basati sull’intelligenza artificiale e tecnologie evolutive. L’obiettivo è permettere all’Europa di essere sempre più competitiva, anche nei confronti di grandezze mondiali come Usa e Cina.

Il programma FESR 2021-2027 si concentra su cinque temi:

  • Innovazione: dalla realtà aumentata a soluzioni che migliorano la connettività, la comunicazione e rendono efficiente la pubblica amministrazione, ma soprattutto che siano inclusive.
  • Sostenibilità: aumenteranno gli investimenti verso progetti a basse emissioni di carbonio, che favoriscano l’economia circolare e prevenzione dei rischi legati al cambiamento climatico.
  • Mobilità: l’obiettivo è creare un’Europa interconnessa, superando le barriere e differenze a livello geografico, economico e sociale
  • Inclusività: i fondi sosterranno iniziative che mirano a includere tutti i cittadini europei, anche in riferimento a nuove assunzioni, e altre iniziative a sostegno dei diritti sociali
  • Sviluppo: l’Europa del FESR 2021-2027 è più vicina ai suoi cittadini e ambisce ad avvicinare e integrare aree urbane grazie al sostegno verso le iniziative locali.

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