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Employer branding: cos’è, esempi, come farlo e perché è importante

Pubblicato il 23 Aprile 2024

L’employer brand è la strategia di base del recruiting, in quanto permette di potenziare la reputazione di un’azienda, avvicinando risorse di qualità. Altro beneficio, è l’autorevolezza agli occhi dei clienti e dei potenziali clienti. In questa guida scopriremo come avviene una campagna employer branding e i vantaggi collegati.

Contenuto:

La definizione letterale di employer branding è “marchio del datore di lavoro” e riguarda la reputazione e l’immagine di un’azienda come datore di lavoro, inclusi i suoi valori, cultura aziendale, ambiente lavorativo e politiche di assunzione e gestione del personale.

Cos’è, quindi, l’employer branding? È il prerequisito fondamentale di ogni strategia di recruiting, in quanto la maggior parte dei potenziali candidati effettuano ricerche sulla reputazione dell’azienda prima di inviare un CV o affrontare una fase di colloquio.

Se, infatti, si è soliti andare a controllare le recensioni di un ristorante su Google My Business solo per degustare un piatto di pasta, non è strano pensare che la maggior parte delle persone portano a termine ricerche prima di candidarsi in un posto di lavoro.

Nei prossimi paragrafi, andremo a vedere meglio il significato di employer branding, scopriremo quali sono i vantaggi collegati e come, se necessario, potenziare la strategia di base.

Employer branding: cos’è e perchè non sottovalutarla

L’employer branding è un insieme di qualità attribuibili ad un brand. Essa, infatti, definisce l’identità di un’azienda, intesa non solo come marchio che distribuisce beni e/o servizi, ma anche come luogo di lavoro.

L’employer branding, permette di potenziare quelle strategie di marketing che mirano a rendere più interessante e accattivante l’immagine di un’azienda. Ma i vantaggi non finiscono qui!

L’employer branding permette di:

  • Avvicinare nuovi clienti: le persone sono più propense a candidarsi per posizioni all’interno di aziende con una reputazione positiva come datore di lavoro;
  • Ridurre i costi di assunzione: un’azienda con una buona reputazione come datore di lavoro può ricevere più candidature spontanee e avere un tasso di ritenzione più alto, riducendo così i costi associati alla ricerca e alla formazione di nuovi dipendenti;
  • Sviluppo della leadership: implementare corsi, workshop o mentorship dedicati a individuare e coltivare il potenziale di leadership tra i dipendenti, preparandoli per ruoli di maggior responsabilità;
  • Fidelizzare i dipendenti: grazie all’employer branding è possibile creare un forte senso di appartenenza e orgoglio tra i dipendenti, aumentando la loro soddisfazione sul lavoro e riducendo il rischio di turnover;
  • Migliorare la reputazione aziendale: l’immagine dell’azienda diventa positiva anche agli occhi dei partner commerciali e della comunità in generale;
  • Aumentare la produttività: i dipendenti sono più motivati e impegnati quando si sentono apprezzati e valorizzati dal loro datore di lavoro;
  • Essere competitivi sul mercato: un employer branding forte può fare la differenza nell’attrarre i migliori talenti e mantenere un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti.

Insomma, investire nell’employer branding porta alla costruzione di una reputazione positiva come datore di lavoro e di riflesso a benefici tangibili, sia internamente che esternamente all’azienda.

Employer branding: cosa fa per trattenere e avvicinare le persone

Una employer branding strategy che si rispetti non deve parlare solo a chi non conosce l’azienda ma anche a coloro che lavorano già per l’organizzazione, creando un ambiente lavorativo attraente e gratificante che favorisca l’engagement e la fedeltà dei dipendenti.

Secondo quanto riportato da una ricerca di Boston Consulting Group è possibile portare il tasso di rotazione (turn-over) dei dipendenti fino al 28%. Sarà scontato dedurre che i risparmi a livello di tempo e denaro, sono elevati!

Le aziende che investono nella creazione di una cultura aziendale positiva e supportiva, in cui i dipendenti si sentono apprezzati e valorizzati, hanno maggiori probabilità di mantenere i loro talenti chiave.

Alcuni esempi di strategie di employer branding, in questi casi, possono essere:

  • Programmi di sviluppo professionale: mentoring e coaching per consentire ai dipendenti di sviluppare le proprie competenze e progredire nella loro carriera all’interno dell’azienda;
  • Riconoscimenti e premi: celebrare i successi e i contributi dei dipendenti, attraverso premi, incentivi, menzioni pubbliche o altre forme di gratificazione è importante per una strategia di employer branding di successo;
  • Tutela dell’equilibrio lavoro-vita: flessibilità degli orari, lavoro da remoto, permessi retribuiti per motivi personali e programmi di benessere aziendale;
  • Partecipazione dei dipendenti nel processo decisionale: incoraggiando il feedback, le idee e la partecipazione a progetti trasversali;
  • Cura del benessere: offrire servizi e risorse per il benessere fisico, mentale ed emotivo dei dipendenti, come programmi di assistenza all’infanzia, servizi di counselling, corsi di fitness o iniziative di promozione della salute;
  • Benefit aggiuntivi: buoni pasto, assicurazione sanitaria, asili nido aziendali o sussidi per l’istruzione dei figli. Questi benefici possono aumentare il valore complessivo dell’offerta lavorativa;
  • Cultura inclusiva: attraverso politiche di assunzione e di promozione equilibrate e programmi di sensibilizzazione e formazione sull’inclusione;
  • Comunicazione trasparente e bidirezionale: condividendo informazioni sui risultati aziendali, le strategie future, le decisioni organizzative e le opportunità di coinvolgimento dei dipendenti;
  • Opportunità di volontariato aziendale: possono favorire il senso di appartenenza, il coinvolgimento dei dipendenti e contribuire all’immagine positiva dell’azienda nella società;
  • Brand ambassadorship: coinvolgere i dipendenti come ambassador del marchio, incoraggiandoli a condividere la propria esperienza lavorativa e il proprio orgoglio per l’azienda sui social media e attraverso altre piattaforme di comunicazione.

La chiave è adattare queste strategie alle specifiche esigenze e valori dell’azienda, rimanendo sempre sinceri e in linea con i reali valori dell’organizzazione. Ora che sono stati dettati dei validi esempi di employer branding per aziende, andiamo a citare qualche caso studio rilevante.

Employer branding: casi studio di valore

Ci sono diversi casi studio che dimostrano l’efficacia dell’employer branding nel migliorare l’attrattività dell’azienda come datore di lavoro e nel trattenere i talenti chiave.

Ecco alcuni esempi significativi:

  • Google: con una cultura aziendale incentrata sull’innovazione, la trasparenza e il benessere dei dipendenti ha contribuito a creare un ambiente lavorativo altamente desiderabile. Offre una vasta gamma di benefit, tra cui spazi di lavoro stimolanti, pacchetti retributivi competitivi, programmi di sviluppo professionale e iniziative di benessere;
  • Salesforce: ha investito massicciamente nella creazione di una cultura aziendale incentrata sui valori, che si riflette nel suo motto “No Software“. La sua missione di “impegnarsi per la parità, l’inclusione e l’equità” è evidente nelle sue politiche e iniziative, tra cui programmi di volontariato dei dipendenti, iniziative per la diversità e l’inclusione, e un forte impegno per la sostenibilità ambientale;
  • Airbnb: la sua cultura aziendale incentrata sulla comunità e sull’ospitalità si riflette anche nelle opportunità offerte ai dipendenti di sperimentare i propri servizi in tutto il mondo. Non a caso, Airbnb è riconosciuta per aver creato un ambiente di lavoro che promuove la creatività, la diversità di pensiero e il senso di appartenenza;
  • Netflix: con la sua famosa politica di “prendi ciò che vuoi, dai ciò che vuoi“, Netflix incoraggia la flessibilità e l’autonomia dei dipendenti nel prendere decisioni lavorative. Offre anche generosi benefit, tra cui un’ampia licenza parentale retribuita e la possibilità di prendere ferie illimitate.

Questi casi studio dimostrano come delle attività di employer branding efficaci, possono fare la differenza nel posizionare un’azienda come datore di lavoro preferito e nel trattenere i talenti.

Employer branding e identity brand: le differenze

L’employer branding e l’identity brand sono entrambi concetti importanti nel contesto del branding aziendale, ma si concentrano su aspetti diversi e complementari dell’identità e della reputazione di un’azienda. Scopriamo le differenze nel dettaglio.

L’employer branding si riferisce alla gestione strategica e alla promozione dell’immagine di un’azienda come datore di lavoro desiderabile e stimolante. Si concentra sull’attrarre, coinvolgere e trattenere talenti all’interno dell’organizzazione. In questo caso viene definita e promossa la cultura aziendale, i suoi valori, le opportunità di crescita e lo sviluppo professionale.

L’identity brand (o brand identity), invece, riguarda l’insieme di elementi visivi, verbali e concettuali che definiscono e rappresentano l’essenza di un marchio. Questi includono il logo, i colori, lo stile grafico, la tipografia, il tono di voce, i valori fondamentali e la missione aziendale. Fortemente connessi, tra l’altro, con il personal brand.

Attraverso una identity brand forte e coerente, un’azienda può trasmettere la propria personalità, autenticità e differenziazione sul mercato, costruendo così una connessione emotiva con il pubblico e creando valore per il marchio nel lungo termine.

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